Uno studio dell’Università di Maastricht certifica che tutti gli impianti sono tarati sul metabolismo medio di un quarantenne maschio che ha bisogno di una temperatura di due gradi e mezzo più bassa.
Svelato il mistero che sta alla base di molti litigi sull’utilizzo del condizionatore negli uffici.
Sarebbero infatti uffici “sessisti”, quelli che costringono le donne a rabbrividire per il freddo, a causa di sistemi di aria condizionata tarati sulla temperatura corporea e il metabolismo maschili.
Condizionatori maschilisti, dunque, rivela uno studio dell’Università di Maastricht in Olanda, pubblicato su Nature Climate Change.
La maggior parte dei sistemi di climatizzazione nei posti di lavoro è impostata basandosi sul consumo energetico a riposo di un quarantenne, che è il 30% più veloce di quello femminile.
Così se gli uomini stanno freschi, e bene, in ufficio, le colleghe avrebbero bisogno che la temperatura si alzasse di quattro gradi per non sentire freddo. E per scaldarsi indossano cardigan e pashmine.
Per lei, secondo i risultati, l’ideale sono 24,5 gradi, per lui 22 gradi.
«La valutazione della temperatura di un edificio è basata, sin dalle prime ricerche negli anni Sessanta del secolo scorso, su parametri medi maschili – afferma l’autore principale dello studio, Boris Kingma – Vogliamo invece sottolineare le differenze fra il consumo energetico a riposo di lui e di lei e suggerire che è importante considerarle quando si definiscono gli standard di climatizzazione interna».
Una questione definita “sessista”, da una giornalista, in una rubrica sul Washington Post questa delle differenze di genere e dell’aria condizionata, che tante discussioni e malumori causa in tanti palazzi in queste calde giornate lavorative.
Non è solo una questione di vestirsi più leggere e meno coperte dei maschi o di fare i capricci: lo studio olandese sostiene che le donne davvero soffrono con le temperature giuste per lui. Basterebbe alzarle di due, tre gradi per non farle più rabbrividire.
Sulla temperatura giusta in ufficio è difficile mettere tutti d’accordo. Il problema si pone, in modo particolarmente pesante, se si lavora in un open-space. Le liti sono all’ordine del giorno e, allora, è meglio appellarsi alla legge.
La temperatura interna non dovrà quindi superare, si legge nel D.P.R. 74/2013, negli uffici così come nelle scuole e nelle case i 20 gradi centigradi con 2 gradi di tolleranza.
Per evitare problemi consigliamo anche l’utilizzo di sonde remote per controllare meglio la temperatura ad “altezza uomo” in modo da poter gestire in maniera più precisa il funzionamento del condizionatore.
La soluzione idonea sarebbe quella di progettare l’impianto in maniera ottimale nella distribuzione dei flussi d’aria ed evitare che alcune zone si raffreddino di più ed altre meno. Ma questo, purtroppo, non sempre succede!
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